venerdì 27 gennaio 2012

L'arte di fare gruppetto, il ruolo del gregario

Prima tappa in salita e per Angelo cambiano le prospettive, ecco che ci racconta la vita del gruppetto ma anche i pensieri del compagno di camera Rasmussen. Mercoledi 25 Gennaio – Terza Tappa - L’arte del gruppetto. Oggi parto così… un po' meno grintoso del solito ma consapevole che sono un professionista ed amo fare il mio lavoro con la massima serietà. Le mie aspettative odierne sono sicuramente antitetiche con quelle di molti corridori del gruppo con la muscolatura delle gambe paragonabile a quella delle mie braccia. Guardo la cartina della corsa: si va da Histancia del Grande a Mirador del Portero. Già il nome Mirador mi fa girare i maroni. Si parte. La tappa é lunga 168 km dal km 30 ci si inerpica in salita fino a 2100m per scollinare al km 60 poi su e giù fino alla salita finale lunga 7 km. La salita, il gruppetto, un'arte da affinare con gli anni. All'imbocco della terribile erta giovani carneadi belligeranti cercano di tenere il ritmo del gruppo che é scosso dalle accelerate dei colombiani. Io conoscendo le mie caratteristiche non accenno alcuna reazione e mi lascio scivolare quasi in ultima posizione per guardare in faccia come sono messi i miei pari stazza; quelli dai 70 kg in su. Da li diventa un danzare sui pedali, una tecnica sopraffina… rallentare quando la strada sale, accelerare gradualmente quando scende, senza mai perdersi d'animo o farsi prendere dal panico quando il gruppo scappa via, mettersi nel lato giusto della strada per tenere coperti tutti dal vento, fare gruppo. Lungo la "subida"raccatto parecchi corridori che avevano peccato di zelo nella parte iniziale. Testa bassa e via concentrati. Ogni cm di strada risparmiato nelle trattorie si traduce in secondi in meno da recuperare. Inizia la discesa, non c'è vegetazione e al vento forte che porta via la ruota anteriore ad alto profilo ormai ci siamo abituati. Posizione da moto mondiale e via 80,90,100 km/ h peccato non si riesca ad andare più forte. Curve tutte al limite, con gli anni abbiamo fatto di necessità virtù. Finita la discesa, mi riguardo attorno, il gruppo é quello giusto. Pancia a terra mutismo e grande professionalità, giriamo in doppia fila a 60 km/h fissi, fa male dappertutto ma non c'é tempo per pensarci, continuiamo così testardi fino a che a 50 km dal traguardo, rientriamo in gruppo. Parlo col direttore; oggi si fa la corsa per Schumacher. Mi carico di borracce e via di rimonta sul gruppo. I compagni hanno sete. Inizia la lotta e ci schieriamo per tenere davanti il nostro capitano, c'é vento, fortissimo le gambe esplodono ma non importa. La velocità sale all'impazzata il rischio caduta aumenta in maniera esponenziale, il gruppo é tutto in fila, é molto importante far prendere la salita davanti al proprio capitano di giornata. Mi dico: “Dai Furlan un ultimo sforzo” chiamo l'ammiraglia per riempirmi un'ultima volta le tasche di borracce e zuccheri. Rimonto il gruppo e per oggi ho finito il mio lavoro posso fare l'ultima salita tranquillo…. cioè quasi col massimo impegno perché più piano di così mi fermerei. Mi fa male la testa dagli sforzi ma sono contento, la prestazione di Schumacher é stata eccellente. Chi ha vinto lo sapete ma a noi non é che cambi molto, per il momento sono i radicali liberi che la fanno da padrone nel mio corpo quindi nei miei sentimenti. L'arrivo é a 18 km dall'hotel quindi perché non tornare in bici? Così oggi i Km sono 193 e i metri di dislivello 2400. Questa é la giornatina tranquilla della vita del gruppetto. Quelle giornatine in cui gli addetti ai lavori ti dicono: “beh dai ieri avete fatto gruppetto, avete recuperato”. Tornando all'hotel con la testa che iniziava a girarmi per un principio di crisi ipoglicemica ho avuto modo di dare un'occhiata alla periferia di San Luis. Molti bambini scalzi giocano con un simil pallone tra case di lamiera e vie sterrate. Lanciare una borraccia e vedere come sono contenti é stato il momento più bello della giornata. Adesso sono in camera con il mio compagno Michael Rasmussen e stiamo commentando la tappa, finche lui mi fa “Angelo quando mi passavano i colombiani in salita mi facevano fischiare le orecchie, poi quando mi hanno detto che é la nazionale della pista… volevo fermarmi. Per fortuna che in discesa quando ho attaccato con Visconti ho trovato un brasiliano che faceva le curve come se avesse avuto una bici da donna col cestino davanti e mi sono ripreso con il morale”. Con questa chicca vi auguro buon giorno o buona notte. Domani cronometro e il morale lo troverò sparandomi sulle orecchie un po' di musica Metal a tutto volume prima della partenza. Ciao dall’Argentina.

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